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Mulino Fortificato Monteroni d'Arbia

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Mulino Fortificato

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Mulino Fortificato


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Nel paese di Monteroni d'Arbia è ancora in buono stato di conservazione un bellissimo mulino fortificato risalente alla prima metà del secolo XIV.  La mole imponente del fabbricato in mattoni basta a testimoniarne l'importanza che ha storicamente rivestito. Anche se costituisce un raro esempio di struttura molitoria fortificata medioevale in Toscana, pochi ne conoscono la storia. 


Il mulino fu costruito tra il 1323 e il 1325 sulla base di un accordo commerciale tra lo Spedale senese di Santa Maria della Scala e la casata dei Mignanelli. In due documenti conservati nell'Archivio di Stato di Siena (1 Aprile e 18 Aprile 1323), si sancisce l’accordo definitivo tra l’Ospedale di Siena ed i figli di Bando Mignanelli e viene stabilito che tutte le spese di acquisto di terreno, di materiale e di riparazione saranno ripartiti a metà tra i  contraenti, così come i proventi della molitura. Le due parti si impegnano ad anticipare la medesima somma di denaro e a provvedere per metà ai materiali da costruzione: 100 moggia di calcina, 50 mila mattoni, così come a metà del legname, ferramenta e manodopera. 


I Mignanelli inoltre si impegnano anche a non costruire,per un periodo di venti anni, altri mulini tra l’Isola d’Arbia e Cuna e ad abbatteresia il mulino in luogo “Padule” che la sua steccaia, per non essere d’intralcio alla nuova struttura, non appena questa comincerà a funzionare.


Alla fine del 1324, a lavori ultimati e poche settimane prima che il Mulino entri in funzione, l’Ospedale acquista tutti i diritti vantati dai Mignanelli per 1300 Fiorini d’oro. Nello stesso momento I Mignanelli sottoscrivono l’impegno ad abbattere entro dieci giorni, il loro Mulino che distava un centinaio di metri dal nuovo ed era anch’esso in località “Padule”.  


I grandiosi lavori furono affidati al Grande Maestro Tura Ridolfi, coadiuvato da alcuni capo-cantiere del calibro di Cola Ugolini, Cione Lamberti e Guidone Paci. Tra il 1345 e il 1347, tra le “uscite” dei libri contabili, troviamo che vi furono ingentissime spese per il rifacimento della gora del Mulino di Monteroni e che nel 1375 questo mulino, come quello di Buonconvento, era stato danneggiato dalle Compagnie di Ventura. 


Nel 1379, il capitolo del Santa Maria della Scala, con a capo il Rettore del tempo Bartolomeo Tucci, deliberò di fortificare il Mulino e le strutture adiacenti ad esso. 
L'imponente edificio continua a figurare anche successivamente tra le proprietà della vicina grancia di Cuna, come testimoniano alcuni documenti del secolo XVI, tra cui uno del 1590 in cui è riportata la stima della quota d'affitto, ammontante a 8 lire. Da questo e da un altro documento precedente (1552) sappiamo che il Mulino lavorava a due palmenti, pur avendone quattro, probabilmente a causa della diminuzione della portata delle acque che alimentavano la gora. 


Recenti studi hanno dimostrato come, nel periodo di maggiore attività, il Mulino potesse arrivare a produrre fino a mezza tonnellata di farina al giorno.


Al mulino, che ha rappresentato lo snodo fondamentale per l’approvvigionamento di grano e farina per l’intera zona, si deve, dunque, il forte interesse delle istituzioni senesi: in epoca medievale e moderna, almeno finché l’ospedale senese resta il proprietario delle strutture ricettive e molitorie della zona, cioè fino al 1786.


Merita ricordare che il mulino di Monteroni era uno dei più grandi e “voraci”: lavorava “a quattro palmenti”, cioè con quattro strutture molitorie: e negli anni di più intensa attività, quelli che precedono la grande peste del 1348, il grano conferito al mulino superava le otto tonnellate. 


All'attività molitoria, infine, erano  associate, in locali contiui, anche attività follatura dei tessuti: lavaggio, tintura e di gualcheria per il loro infeltrimento.

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