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Campo Muri Rapolano Terme

SITI ARCHEOLOGICI

Campo Muri

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Campo Muri
Terme di San Giovanni Rapolano Terme

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Biglietto da visita (vCard)


ORARI DI APERTURA E VISITA:
Accessibile solo con visita guidata e su prenotazione.

Il Complesso Termale Etrusco-Romano in località Campo Muri risale al III secolo avanti Cristo. Fu individuato negli anni '70 con l'inizio di una nuova attività estrattiva nella zona. Si tratta di un insediamento archeologico pluristratificato che presenta un'estensione superiore a mq.8000.

 

L'area è stata oggetto di alcune campagne di scavo che hanno consentito di ricostruire buona parte della planimetria dell'edificio antico e le principali fasi insediative del sito, che arrivano fino alla fine del IV secolo dopo Cristo.

 

Allo stato attuale delle ricerche, le presenze archeologiche più antiche individuate nel sito di Campo Muri sembrano testimoniare l'esistenza di un culto legato alla presenza di acque termali cui doveva venire attribuita valenza sacra oltre che salutare e terapeutica, come testimonia la presenza di un deposito votivo individuato nella Buca delle Fate, area boschiva presente attualmente nel settore nord-ovest del complesso.

 

Lungo il lato sud della Buca delle Fate, gli scavi hanno portato alla luce un'ampia piscina termale con gradinate perimetrali in grossi blocchi parallelepipedi di travertino e piano pavimentale costituito da lastre di travertino sovrapposte.

 


 II territorio rapolanese era, in quel tempo,  attraversato da un importante asse viario romano: la strada Cassia Adrianea, che collegava Chiusi con l’area senese settentrionale e con Firenze. Quest’importante arteria, insieme alle acque termali, al travertino e ad altri fattori, favorirono la nascita dell’insediamento termale di Campo Muri.

 

Le presenze archeologiche più antiche messe in luce nel sito ne attestano l’esistenza, a partire almeno dal III secolo a. C. La fase monumentale del complesso, cui è riferibile il suo massimo sviluppo planimetrico, è collocabile fra la metà del I secolo a.C.-inizi I secolo d.C.

 

Uno degli ambienti presenta un pavimento in battuto di malta bianca con inserimento di scaglie di pietra policroma di notevole pregio. Lungo il lato Sud della sorgente furono edificate due ampie piscine termali con gradinate perimetrali in grossi blocchi parallelepipedi di travertino e piano pavimentale rivestito da lastre di travertino regolari giustapposte: le acque termo-minerali defluivano dalla sorgente alla vasca tramite una serie di bocche di fontana disposte lungo la parete divisoria a distanza regolare, realizzate in blocchi squadrati di travertino.

 

Nel settore Sud-Est del complesso una grande aula rettangolare absidata con orientamento Est-Ovest aperta sul lato corto Ovest e con piccole camere disposte lungo i lati lunghi, forse interpretabili come salette di uno spogliatoio o come cabine per sudationes, è posta in posizione assiale rispetto a un ampio cortile centrale decorato da una lunga fontana-ninfeo costruita in laterizio e circondato da tre ambienti simmetrici per lato.

 

Il sistema di approvvigionamento idrico e del relativo impianto idraulico è attestato dalla presenza di tubazioni in piombo e di una cisterna sotterranea coperta da volta a botte. Resti di un praefurnium indicano invece l’esistenza dell’impianto di riscaldamento degli ambienti.

 

Al II secolo d.C. sono, invece collocabili alcuni rifacimenti strutturali. Nel III secolo l’insediamento comincerà a presentare momenti di parziale abbandono. La fase tardo-antica è caratterizzata da un uso probabilmente non proprio, rispetto alla sua funzione originale.

 

Alcuni degli ambienti indagati, infatti, mostrano un utilizzo di tipo prettamente domestico, con ristrutturazioni, tramite materiali di recupero, di piccoli tratti di muratura fatiscenti, tamponatura di porte, manomissione di pavimentazioni. I reperti numismatici attestano, almeno fino alla metà del IV secolo d.C., un’intensa circolazione nel luogo, probabilmente sempre in funzione della presenza delle acque termali che continuavano a sgorgare, sebbene in modo meno consistente, dalla sorgente della Buca delle Fate, ed erano raccolte all’interno di un dolio, progressivamente inglobato nelle concrezioni travertinose che ottureranno definitivamente le fontane.

 

Solo nel 2005 è stato portato a termine il primo lotto del progetto di musealizzazione dell’area, costruendo alcune tettoie e istallando l’apparato didattico e i percorsi di visita agli scavi.

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